Ai primi segnali, confusi e difficili da interpretare, i genitori di Francesco capiscono che qualcosa non torna. All’inizio si parla di un semplice ritardo del linguaggio, nulla che possa far pensare a un percorso più complesso. Ma le risposte non arrivano e l’attesa pesa. Così la famiglia sceglie la via delle terapie private: senza una diagnosi, infatti, l’accesso ai servizi dell’Asl è impossibile. Poi, finalmente, il nome che dà un senso a tutto: autismo. Una parola che cambia la vita, ma soprattutto che la orienta.
Le giornate di Francesco diventano così un intreccio di terapie, attività mirate e un amore solido che sostiene ogni passo. Con la diagnosi arriva anche il riconoscimento della disabilità e il relativo contrassegno per i parcheggi riservati. Un piccolo grande strumento di tutela che, sebbene Francesco non abbia difficoltà motorie, diventa essenziale per affrontare le frenesie quotidiane e garantire un accesso più sereno ai luoghi delle terapie.
Tante le sfide di ogni giorno, spesso invisibili a chi osserva dall’esterno. Per questo dalla famiglia arriva un appello forte e chiaro: servono più attenzione, più consapevolezza e più rispetto verso il mondo della disabilità. Perché dietro ogni bambino come Francesco c’è una battaglia silenziosa che chiede solo di essere compresa.