“Me l’ha uccisa per punirmi, perché l’avevo denunciato”, sono queste le strazianti parole di Maria Rosaria Tommasino, mamma di Noemi Riccardi, la ragazza di 22 anni pugnalata a morte dal fratello Vincenzo nell’appartamento di via San Paolo Bel Sito a Nola. La donna, ai microfoni di Ore 14 sera, su Rai Due, racconta di un’aggressività che si era già manifestata in passato. “Ho fatto anche delle denunce, ho chiesto aiuto, ma mi hanno lasciata sola”.
“Noemi uccisa dal fratello perché lenta in bagno e consumava troppo sapone”: la straziante testimonianza di mamma Rosaria
Una storia di disagi, una tragedia che sembra quasi annunciata: “La picchiava spesso perché aveva piccoli problemi fisici, era lenta nei movimenti, quando andava in bagno impiegava troppe ore e consumava troppo sapone e Vincenzo non lo sopportava”. Sarebbero questi i motivi, futili, secondo la donna, che hanno scatenato la furia omicida del 25enne nei confronti della sorella minore. “Lui è cattivo. Non ce la faccio a perdonarlo. Con quelle sue mani ha massacrato mia figlia con un coltello da cucina. Voglio giustizia“, conclude.
L’efferato omicidio è avvenuto mercoledì pomeriggio, 19 novembre. Dopo l’ennesimo litigio, Vincenzo ha afferrato un coltello da cucina e ha colpito la sorella mentre era nella sua cameretta: 20 le coltellate inferte sul corpo della 22enne. Il giovane poi ha videochiamato la madre: “Ho ucciso Noemi” mostrando il corpo della ragazza in una pozza di sangue attraverso il suo smartphone. Dopo il video dell’orrore, la donna si è precipitata verso casa.
Sia Noemi che Vincenzo, spiegano fonti sanitarie, avevano alle spalle problemi psicologici. Il ragazzo era in carico – o meglio, in una fase di primo contatto – con il centro di salute mentale del distretto sanitario: sarebbe stato visto una decina di giorni fa, troppo presto perché fosse definita una diagnosi e impostato un percorso strutturato.
“Spesso me la portavo a lavoro per non lasciarla con lui”
La situazione della sorella era diversa e, in un certo senso, ancora più fragile. Noemi, raccontano conoscenti e colleghe della madre, alternava momenti in cui chiedeva aiuto ad altri in cui rifiutava il supporto specialistico. Non avrebbe accettato di farsi seguire stabilmente dalla struttura di Nola, pur riferendo incubi continui e una paura costante di restare sola in casa con il fratello.
«Spesso la portavo con me a lavoro – racconta una collega della madre – proprio per non lasciarla lì con lui. Era frastornata, impaurita. Ci diceva che litigavano di continuo e che il fratello la picchiava. In poco tempo aveva perso tre telefonini». Davanti agli investigatori, il 25enne avrebbe provato a spiegare il suo gesto con poche frasi: “Ero esasperato, non ce la facevo più”.