La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha respinto l’istanza di accesso alla giustizia riparativa avanzata dai legali di Alessandro Impagnatiello. L’ex barman, già condannato all’ergastolo sia in primo che in secondo grado per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, non potrà quindi intraprendere il percorso previsto dalla recente riforma Cartabia. Il femminicidio è avvenuto il 27 maggio 2023 a Senago, in provincia di Milano.
Conferma della condanna e tentativo della difesa
Il 25 giugno scorso, la Corte d’Appello ha confermato la pena dell’ergastolo, pur escludendo l’aggravante della premeditazione, che era invece stata riconosciuta in primo grado. Restano, però, le aggravanti della crudeltà e della convivenza. L’esclusione della premeditazione ha portato la Procura generale a valutare un possibile ricorso in Cassazione.
Parallelamente, l’avvocata difensore Giulia Geradini aveva richiesto per il suo assistito l’accesso al percorso di giustizia riparativa, uno strumento che, sebbene non modifichi la sentenza penale né rappresenti un’alternativa alla pena detentiva, punta a ristabilire un dialogo tra autore del reato, vittima (o familiari) e comunità.
Le motivazioni del rigetto
A sostegno della richiesta, la difesa aveva sottolineato l’atteggiamento collaborativo di Impagnatiello, la sua assunzione di responsabilità fin dalle prime fasi dell’indagine e il pentimento espresso nel corso del processo. Tuttavia, la Corte ha giudicato tali elementi insufficienti. Il presidente Giuseppe Ondei ha chiarito che i motivi indicati non sono stati considerati rilevanti per valutare l’ammissibilità dell’inserimento dell’imputato in un programma di giustizia riparativa.